Il governo di Qohelet

Povero me. Mi scopro essere voce sempre più distonica rispetto al mainstreaming mediatico. Dopo una vita fatta di giornate in prima linea tra i compagni che volevano un po’ di benessere e sicurezza in fabbrica, ora caracollo col mio cane in passeggiate più o meno serene. Passeggiate durante le quali noto un mondo di giovani dalla pelle multicolore e dalla mente nevrotica ed insoddisfatta. Ma noto soprattutto una contorsione della politica che allontana da loro ogni interesse per valori come coerenza e affidabilità. 

Due settimane fa il partito che ha preso più voti alle ultime elezioni, quello di Bersani, giurava contro Berlusconi mentre oggi con lui medesimo spartisce le poltrone del Governo. La Lega maroniana si accodava all’alleato storico mentre oggi si colloca all’opposizione di un nascente governo che risponde esattamente a ciò che quella delegazione stessa aveva chiesto in sede di consultazione. Eccetera eccetera.

Non credo che questi giovani abbiano l’accortezza per capire al volo che  ciò risponde ad una manovra concordata, tesa solo ad impedire che il controllo parlamentare dei servizi segreti cada nelle mani dei Grillini in quanto unici oppositori. Penso piuttosto che tutto ciò agli occhi dei nostri giovani appaia come scontato in un mondo fatto per i furbi e per i corruttori impunibili. E perciò, nel loro futuro, si apprestano a scegliere se fare i furbi, i corruttori o tutte e due le cose.

Perciò dissento, anzi dissiedo. Rifiuto di sedermi accanto a chi prende i voti contro la Gelmini e contro Brunetta per poi, grazie a quei voti, sedervisi accanto in una totale, nonché amorale, condivisione di mezzi e di fini. Io dissiedo. Io NON MI SIEDO sulla panca, ma voglio camminare dritto, a fronte alta, in mezzo a quei giovani che forse invece, nella loro vita la fronte saranno costretti ad abbassarla.

Certo, sarà la loro vita e certo faranno ciò che credono, non mi sogno neanche lontanamente di impedirglielo, ma sappiano, sappiano da come cammino in mezzo a loro, che la mia non è stata così. E che è possibile un alternativa all’opportunismo: la coerenza.

So pertanto di essere distonico all’esthablishment e forse di esserlo anche con qualche mio vecchio compagno che ancor oggi si proclama fedele alla linea, ma io non mi siedo ad ascoltare il maintream. Io cammino e tiro dritto.

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In questi giorni tutti osannano il giuramento di Napolitano e l’incarico a Letta, io no. Io cito le parole di Qohelet, figlio di Davide, che fu re a Gerusalemme.

Giorgio Napolitano, persona degna ed equilibrata, è oggi il presidente di una Repubblica che non mi piace più. Io sogno ancora quell’altra Repubblica, quella che sta dentro le fabbriche, dentro alle scuole e tra le associazioni del volontariato.

Perciò a re Giorgio dedico, con un po’ di malinconia, la lettura di Qohelet 1,2:

Fumo, fumo, disse Qohelet, fumo, fumo, questo è tutto fumo.

Quale vantaggio ha l’uomo da tutto il suo avere per il quale fatica sotto il sole?

Enrico Letta, persona verso la quale non nutro alcun pregiudizio, è incaricato di formare un governo che non mi piace, non per le persone che lo comporranno, chiunque esse siano, ma perché se nasce ciò avviene in perfetta contraddizione con ciò che insegna Qohelet (5,3):

Quando fai un voto a Dio, non esitare ad adempierlo.

Gli ignoranti non sono graditi a Dio: ciò che tu prometti con un voto, adempilo.

E’ meglio non fare voto alcuno piuttosto che fare un voto e non adempierlo.

Infine ai giovani di questa mattina, in mezzo ai quali ho camminato a sei zampe con tutta la solennità che solo Barce sa dare ai propri passi, dedico l’insegnamento di Qohelet in 11, 9-10:

Rallegrati giovane, nella tua giovinezza, agisci per bene nei tuoi anni giovanili!

Percorri le vie che il tuo cuore ti indica, per raggiungere quanto i tuoi occhi vedono davanti a sé.

Ma sii consapevole che Dio ti chiamerà in giudizio per tutto questo

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