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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

L'ULTIMA ANGUANA, di Umberto Matino

 

 

Questa scrittura chiede una lettura tranquilla, non schiacciata ansiosamente verso il finale – andamento tipico dei giallisti – ci vuole il passo del montanaro, che permette di cogliere suggestioni come questa: “ I tuoni scoppiavano in alta quota, rimbombando nei canaloni alpini, le folgori crepitavano vicino a loro, illuminandoli di paura”. Si riferisce ai bambini protagonisti nell’estate 1956, una parte decisamente incantevole di questa storia.

Per me questa frase è emblematica del valore aggiunto di Umberto Matino perché nasce da qualcosa che sta dentro la sua infanzia, e molte di quelle cose le ho dentro anch’io. Solo che lui è uno scrittore ed è molto in gamba. Insomma: era una notte buia e tempestosa? No. Qui c’è molto di più, sono suggestioni che può cogliere chi come lui conosce i costoni del massiccio del Pasubio, ovvero chi sa, perché ha provato, che quando arriva il maltempo del Pasubio “ la pioggia è fitta e fredda… e batte dura sulla testa”. E’ quella pioggia ad ispirare questa frase, non i corsi di scrittura creativa. Quindi lasciamoci andare al ruolo del lettore complice, perché quella di Matino è una scrittura che ti dice: leggi con calma, con passo da montagna, perché quello che è bello è proprio leggere. E se lo fai entri nelle contrade, dove i muri hanno le orecchie, ma “le liti in famiglia sono famose e frequenti e uguali a se stesse che perfino le pettegole chiudono la finestra” ecc ecc.

 

Detto questo, L’ultima Anguana è un’opera diversa dal primo libro. Sarebbe sbagliato a mio avviso attendersi uno sviluppo del primo, o peggio come si dice oggi, un sequel. Quello era un noir, questo è un giallo, precisamente un giallo poliziesco dove il protagonista non è la vittima o l’assassino stesso, ma è colui che indaga, in questo caso un carabiniere. Insomma la formula storica del giallo. Ma è originale perché è una storia immersa nel contesto che ora possiamo definire tipico di Matino, con la cultura e l’identità locali, le parole dei cimbri, il punto di vista pedemontano vicentino ecc. Insomma c’è il meglio del primo libro, ma con una narrazione più leggera senza oscurità mentali, claustrofobie e soprattutto con uno sviluppo del procedimento narrativo più ricco, disteso, coinvolgente. Ci sono tante idee e i fatti sono terribilmente credibili e fiabeschi al tempo stesso. I personaggi sono chiari,  immediati e l’enigma sta nei fatti narrati, nella sequenza temporale in cui si svolgono. Siamo finalmente lontani da quei romanzi in cui non si capiscono mai i nomi dei personaggi e bisogna sempre tornare indietro per capire chi è colui del quale si sta leggendo in quel momento. La parte dedicata all’estate del 1956 con la brigata dei ragazzini, le loro risate, le loro marachelle e scemenze che fanno ridere è solare. I bambini sono autentici, simpatici; le battute e gli scherzi che si fanno sono quelli veri di quell’epoca, non sono stereotipi attuali riadattati (lo so perché avrebbero la mia età). Non voglio scomodare sommi maestri (Meneghello) ma l’atmosfera, oltre che molte cose del contesto geografico, gli sono vicine.

 

E poi ci sono le note. Come nel primo libro le note sono delle piccole perle di letteratura, sono ciò che fa la differenza tra Matino e gli altri. Quando cita qualche libro che ho letto anch’io ho sempre l’impressione che l’abbia capito meglio di me e soprattutto che quella citazione non potesse essere utilizzata meglio di così. Creando cioè un contesto narrativo adatto a spenderla. E si tratta sempre di un’osservazione che ci aiuta a capire noi stessi, i nostri modi di dire, la nostra identità e anche il nostro valore.  Siamo montanari? Siamo gente dura? Può darsi, ma lì c’è scritto perché e non c’è proprio niente da vergognarsi. Siamo ex “slandròni” ovvero straccioni, vagabondi ci dice Matino, ebbene si, ma provate a inseguirci nei boschi se ci riuscite, allora capirete!

 

Cosa mangiare leggendolo ce lo dice il testo stesso. Non è il caso di avventurarsi in gastronomie localistiche cercando frutti di bosco per torte e dolcetti anche se l’idea che ti viene dalla lettura è quella. Ma c’è il rischio stropa-culi, frutti della Rosa Canina, col loro effetto astringente da bacche rosse in cespuglio. Forse varrebbe la pena una ricerca dei i fagioli di Posina (legumi autoctoni “celebri in tutto il mondo” come Fasòla Posenàta, un cultivar appartenente alla specie Phaseolus coccineus, varietà fagiolo del diavolo) ma qui il cibo ideale è quello molto condito e saporito: “bigoli al sugo d’anatra, capriolo in umido con polenta abbrustolita e un quarto di cabernet”.  Dieta diabolica per chi usa la pausa pranzo per la pedana vibrante. Ma per capire questa dieta bisogna andare a pagina 183 e trovarci assieme a Baldelli in contrada Molini di Sopra, una contrada che non esiste, ma che in quattordici righe ci racconta tutto il cambiamento, il passaggio di civiltà che ha interessato il Nord est nel dopoguerra. Quella dieta è la nostra cultura, siamo noi, quelli testoni che lavorano e basta. Quelli che vengono dall’ “isola etnica di stirpe germanica isolata in mezzo alla popolazione latina”… un’identità che da decenni sta uscendo di scena con l’arrivo di questo modello di benessere al cemento.

La scrittura di Matino tocca questa nostra corda sensibile e illumina ciò che l’oblio ha quasi cancellato: la storia di un  piccolo popolo “isolato in una valle persa, fuori dal tempo e privo ormai di memoria”.

 

Cosa ascoltare. Non cercherei qualcosa di bucolico, non sarebbe autentico, anche se il secondo movimento della quinta sinfonia di Behethoven starebbe benissimo con alcune scene movimentate tra i boschi; ma forse è solo una suggestione Disneyana. Direi piuttosto De Marzi … “contava la vecia dei Pieri, in contrà de la fata, del principe d’oro… ecc. ecc.

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E
<br /> <br /> La vostra recensione ha visto giusto.<br /> <br /> <br /> Umberto Matino, dopo il secondo posto al concorso letterario di<br /> Cortina "Una montagna di libri", si è aggiudicato il premio letterario Giallo Limone 2011 con il romanzo "L'ultima Anguana". La giuria per le opere edite,  ha proclamato vincitore "L'ultima Anguana" (Foschi editore), come miglior romanzo giallo di ambientazione montana.<br /> <br /> <br /> <br />
Rispondi
O
<br /> <br />  <br /> <br /> <br /> Mi fa piacere, grazie per il riscontro e ancora complimenti a Matino.<br /> <br /> <br />  <br /> <br /> <br /> <br />