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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

QUALUNQUE COSA SUCCEDA, di Umberto Ambrosoli.

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Ieri, 11 Luglio, è stato l’anniversario della morte di Giorgio Ambrosoli, ucciso da William Aricò, killer di Cosa Nostra su mandato di Michele Sindona, abile finanziere mafioso e piduista. Penso sinceramente che sia molto importante tenere viva la memoria di quell’uomo e di ciò che fece; penso anche che il miglior modo di farlo sia leggere il libro di suo figlio.

Ricordo che all’epoca erano i giorni in cui stava nascendo mia figlia e non capii affatto l’importanza di quell’omicidio, ma oggi essa è chiara per i processi che si sono succeduti sul caso Sindona e soprattutto perché nel 2009 grazie all’editore Sironi, suo figlio Umberto ha pubblicato quest’ottimo libro che ricostruisce e sistematizza molte cose. Non tutto però. Io l’ho letto con molta soddisfazione nei giorni precedenti alla presentazione, in una serata molto partecipata, che Umberto fece qui a Valdagno. In quell’occasione ebbi anche l’occasione di scambiare con lui alcune domande sugli aspetti da chiarire. Eccone alcuni.  

Sindona nelle sue lettere fece più volte riferimento al pericolo di rivelazione di segreti di stato. E’ possibile che la motivazione decisiva per l’assassinio sia stata la necessità di eliminare un uomo che sapeva troppo più che quella di fermare un’inchiesta sugli illeciti finanziari. L’omicidio infatti avviene appena dopo l’inizio degli interrogatori americani per rogatoria, quando gli avvocati constatarono che Giorgio Ambrosoli era in grado di spiegare molto più di quanto gli americani sapessero e anche fornire documenti che avrebbero potuto mettere in crisi la verità ufficiale sui finanziamenti CIA ai militari golpisti stabilita nel 1976 dalla commissione parlamentare USA. Molti documenti in questo senso compromettenti erano già stati fatti sparire precedentemente con un furto, ma già dalle prime deposizioni gli americani poterono rendersi conto che Ambrosoli sapeva tutto a memoria e avrebbe potuto far ricostruire gli atti con estrema precisione. Occorreva fermare le rogatorie. Quell’omicidio non è servito a Sindona, semmai ha aggravato la sua posizione. Inoltre la campagna criminale di intimidazione portata avanti da Sindona, Venetucci, Vitale e Arico aveva come obiettivo quello di annichilire le resistenze al piano di salvataggio e aveva come target tanto Cuccia quanto Ambrosoli, ma solo quest’ultimo è stato ucciso. Perché?

I segreti in gioco non erano solo le tecniche dei contratti fiduciari che Sindona utilizzava, ma anche questioni politico militari che coinvolgevano i rapporti tra Americani e NATO (tema di attualità), aspetti che erano rimasti in ombra nelle inchieste statunitensi. In particolare nella vicenda FASCO , ben ricostruita nel libro, Ambrosoli oltre che realizzare una brillante operazione di aggiramento del segreto bancario (altro tema di grande attualità) era sicuramente venuto in possesso di materiale di prima mano relativo a operazioni segrete condotte dagli alleati al di fuori – e forse in barba - dei piani Nato. Perché la CIA (come dimostra la vicenda Finabank sui colonnelli greci), si serviva di Sindona per canalizzare i finanziamenti occulti.

Su questi aspetti Umberto Ambrosoli mi disse che non potevano essere esclusi, ma purtroppo non fu possibile dimostrarli nel processo.

 

L’altro grande punto su cui sono rimasto insoddisfatto dalla ricostruzione fatta nel libro riguarda la morte di Sindona. Il libro, a pg 297 dice che Sindona muore nel carcere di Voghera dove era detenuto. Non è così, Sindona è morto nel reparto rianimazione di un Ospedale, quindi fuori dal carcere, dopo 56 ore di agonia. Umberto in una nota a piè pagina prende in considerazione l’ipotesi che Sindona abbia assunto volontariamente il veleno, ma non per morire, solo per dimostrare che non c’erano le condizioni speciali di sicurezza per lui e far scattare la clausola di estradizione in America prevista dal trattato. Io credo in questa spiegazione. Sappiamo che la preferenza per le carceri degli Stati Uniti era stata manifestata da Sindona pubblicamente proprio la sera prima in una celebre intervista televisiva fatta da Enzo Biagi. Ora, in questa ipotesi se qualcuno avesse avuto la volontà di sopprimerlo avrebbe potuto farlo solo nel reparto di rianimazione. Perciò questo particolare non è secondario. Ma temo che sia un aspetto che purtroppo non sarà mai più chiarito. Ancora. A un certo punto della vicenda Sindona andò in rotta con Calvi e attaccò duramente il Banco Ambrosiano. Non mi ricordo se sia stato o meno dimostrato che fu lui a far mettere addirittura dei manifesti su tutti i muri della città che rivelavano le malefatte e le irregolarità della banca. Come mai questo aspetto non viene toccato nel libro, anzi non si parla mai del caso Calvi?

Infine un altro limite del libro, peraltro molto bello su tutti gli altri aspetti, riguarda la figura di Cuccia. In pratica non si capisce se in questa vicenda Cuccia è stato un buono o un cattivo. Da un lato ha tenuto nascoste informazioni importanti per valutare la condizione di sicurezza di Giorgio Ambrosoli (l’affermazione esplicita di Sindona circa la volontà di far sparire Ambrosoli) dall’altro contribuì a tener duro rispetto al piano di salvataggio e alle relative pressioni di Andreotti.

 

Nell’85 (circa) è uscito il libro In God’s Name dell’inglese David Yallop il quale nei capitoli finali ricostruisce tutti gli aspetti noti al quel tempo relativi alla vicenda della finanza cripto-golpista italiana. Yallop collega la morte di Ambrosoli a quella di Boris Giuliano, col quale si era incontrato pochi giorni prima. E’ probabile che tale incontro avesse come oggetto riscontri relativi al riciclaggio di capitali ricavati col mercato della droga. Anche Varisco, che venne ucciso dalle BR il giorno dopo Ambrosoli, sarebbe collegato, per via delle sue indagini sulla P2. Infine  non si può dimenticare che Mino Pecorelli venne ucciso qualche mese prima in Piazza delle 5 Lune, ovvero davanti alle finestre di Varisco.

Questi aspetti sono ancora tutti da chiarire. Penso che tenere viva la memoria di un uomo che fu grande esempio di onestà e rigore, proprio ciò di cui c’è gran bisogno oggi, tenga vita la speranza di conoscere un giorno tutta la verità.

 

 

 

 

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