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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Siriam gravius spes

Stalino Pravda-copia-1Pare che il pericolo di guerra mondiale in Siria si stia stemperando. Ovviamene per scaramanzia dovrei aspettare, ma prevale in me la speranza ottimistica: Putin e Lavorv a mio avviso stanno incassando una vittoria. Il Mediterraneo si è riempito di Flotte in grado di proteggere gli interessi ex sovietici al largo della Sira e del Libano, mentre le ambizioni turche devono, almeno per ora restare ridimensionate. Erdogan ci aveva provato, ma Obama non ghiel’ha dato.

 

L’aspetto nuovo che ho osservato in questo frangente, e del quale non avevo cognizione, riguarda i rapporti di convergenza strategica tra Israele e Russia. (Vedi) Di ciò s’era anche occupato un articolo su Limes del Marzo scorso: “Che cosa unisce Gerusalemme a Mosca”, di Zvi Magen. Si ratterebbe di fronteggiare, ciascuno dal suo posto, un pericolo comune ovvero l’espansione jihadista.

I servizi giornalistici riportano che Putin ha fatto il predicozzo a Nethanyahu e viceversa, ma in realtà è molto  probabile che i due si sentano diplomaticamente sintonizzati su alcuni punti.  A differenza degli altri conflitti locali chiamati PRIMAVERE ARABE, quello siriano infatti chiama in causa direttamente la Russia perché è solo in quella costa che essa possiede un porto sul Mediterraneo. E le primavere non solo non producono affatto stabilità regionale, ma non stanno andando per il verso giusto per nessuno di loro due.  

 

La Russia ha ereditato dalla ex Unione Sovietica una serie di alleanze militari che oggi costituiscono prestigiose opportunità di potere geopolitico, opportunità che Putin sa sfruttare moto bene. Mi pare anche che Lavrov, da quello che posso vedere da qui ovviamente, si stia muovendo molto bene. Egli non solo non si è lasciato mettere all’angolo, ma sta trasformando questa crisi in una occasione per rafforzare il proprio ruolo nella regione e ricavarne un consolidamento dei rapporti con l’Iran. Alla faccia della NATO  che continua a coccolarsi le fisime di Erdogan.

In questa crisi inoltre la Russia ha continuato a rifornire l’esercito siriano di armi nel pieno rispetto delle regole internazionali; l’esercito siriano infatti è progettato e strutturato in piena legittimità per confrontarsi con quello israeliano e ciò costituisce una condizione di equilibrio regionale riconosciuta dal contesto internazionale. Ciò assicura il netto vantaggio militare che da due anni permette ad Assad di reprimere l’insorgenza interna (ammesso che tale sia). Nello stesso tempo in varie occasioni sono stati ricevuti a Mosca esponenti rivoluzionari siriani e non è mai stata chiusa la porta del dialogo diplomatico con l’opposizione anti Assad. Oggi come oggi nessuno è nella posizione migliore di Putin e Lavrov per impostare un piano di pacificazione con il risultato che: “Sarà Mosca a decidere se e quando Assad dovrà andarsene.” (Limes, pg 174) E tutto questo difronte ad un Obama che ha dovuto raffreddare un po’ i rapporti con Israele e non può accogliere spensieratamente le istanze interventiste di Erdogan. Scusate se è poco.

 

Io non mi sento filo russo e tantomeno amo Putin, ma non sono cieco e soprattutto non sopporto le balle della nostra informazione di prima serata, perciò, voglia iddio, mi sento ottimista e, nel mio piccolo, mi congratulo.

 

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Quanto alle balle della nostra informazione non riesco ad accettare come mai anche un giornale che ostenta indipendenza come Il Fatto Quotidiano non dia correttamente conto di questa situazione e continui invece a passare, seppur in forma rimasticata, le veline della NATO. Capisco che gli inviati costano, capisco che è più confacente allo stile di quella redazione stare dalla parte degli insurgers, capisco che il giornale non è nato per la politica estera, ma  per cortesia… almeno un po’ di equidistanza.

 

 

 

 

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