diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni
L’enfasi anticomunista della guerra fredda non ha trovato in Italia un gran testimonial in Tudjiman. Di lui, in quegli anni di propaganda prezzolata, si sarebbe potuto fare un eroe del dissenso antitino, un aspirante democratico, un protagonista della integrazione occidentalista. Invece niente. Negli anni novanta egli era presentato nella stampa italiana semplicemente come il primo presidente della Croazia postcomunista, nonché fervente antiserbo.
In realtà egli era stato un dirigente politico-miltare vicinissimo a Tito negli anni duri della resistenza antitedesca. Egli era un esperto di guerriglia e fu poi autore di trattati di storia nazionale croata. Il carattere dissenziente della sua figura politica cominciò ad emergere quando prese a criticare la posizione dominante del ceto serbo all’interno del quadro istituzionale ex jugoslavo. E nel 1971 subì una condanna a due anni di carcere. Ma quando, dopo la caduta del muro che avvenne nove anni dopo la morte di Tito, prese in mano il timone nazionalista egli lasciò riemergere l’ostilità verso la minoranza italiana e fu poco trasparente circa l’uso che la NATO fece delle strutture stay behind riposte nella sua terra ed affidate agli ustascia, estremi nemici negli anni della lotta partigiana.
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Dubrovnik (Ragusa) contribuì in modo decisivo al successo della “guerra patriottica” fornendo alla Croazia un notevole prestigio internazionale in quanto sito già precedentemente posto sotto la protezione dell’UNESCO. Inoltre la visita di ricognizione internazionale del 15 Gennaio 1992, commosse il mondo mettendo alla luce le gravi ferite dei bombardamenti e delle mine.
Anche sul piano strettamente militare la città di Dubrovnik contribuì di fatto alla vittoria croata con la formazione della “163 brigade of Croatian Army” la quale difese dall’attacco serbo-montenegrino la Fortezza Imperiale oggi meta turistica suggestiva ancorché strategica, mentre la guerra sarebbe poi continuata ad imperversare soprattutto in Bosnia, senza che mai venisse ammainata la bandiera della città, assieme a quella croata.
Oggi all’interno di quella fortezza è allestito un interessante museo la cui visita stimola molti approfondimenti su quella guerra e offre un punto di vista non propagandistico. Tuttavia se si guarda bene quella mostra, che si limita al teatro bellico di Dubrovnik, si nota che la figura di Tudjiman, (un uomo che di fatto era espressione della Croazia mitteleuropea più che di quella mediterranea), non viene enfatizzata più del dovuto e, anzi, tra le righe della prima sala, quando si mostrano le armi obsolete che vennero usate nei primi mesi, si può cogliere una nota critica sul ritardo col quale il governo di Tudjiman imbracciò e fece sua la battaglia ragusana.
La battaglia per la conquista di quella fortezza, sorta ai tempi di Napoleone e poi fortificata dagli Asburgo, per sovrastare e proteggere la città di Dubrovnik, terminò il 13 Febbraio 1992 quando le milizie serbo-montenegrine gettarono la spugna. L’assedio continuò fino a Maggio, poi finalmente potettero arrivare dal nord via mare i mezzi corazzati dell’esercito regolare Croato. E la situazione locale si stabilizzò.
Fin da secoli la Città si è affidata alla protezione di San Biagio, la cui statua oggi accoglie i visitatori d’occidente, quelli con gli euro.
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Sia Tudjiman che il suo grande antagonista Milosevic sono stati dichiarati criminali di guerra per aver praticato la tattica del cleansing, (ethnic cleansing o pulizia etnica). Il primo è morto alla fine del 1999 mentre il secondo è morto di infarto in carcere all’Aja nel 2004. Ma il vero ispiratore e teorico di tale pratica era stato proprio lui, Tudjiman, il quale ebbe a scrivere:
«Il genocidio è un fenomeno naturale, in armonia con la natura mitologicamente divina della società. Il genocidio non è solo permesso, è raccomandato, perfino ordinato dalla parola dell'Onnipotente, tutte le volte che sia utile per la sopravvivenza o il ripristino del dominio della nazione prescelta, oppure per la conservazione o la diffusione della sua unica e giusta fede. »
(Franjo Tudjiman, La terra sterile della Realtà Storica 1999)