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diario di lettura e scritture semiserie by Francesco Boschetto. Brevi recensioni

Feruccetto Mazzoletta, del Marzotto Valdagno 1964.

Feruccetto Mazzoletta, del Marzotto Valdagno 1964.

Nel 1964, quando l’Inter di Hellenio Herrera, quella per capirci con Suarez, Corso, Jair e Sandro Mazzola, scalpita al Prater di Vienna e si porta a casa la prima Coppa dei Campioni, Paolo Marzotto chiede al suo amico Moratti un rincalzo di lusso per la sua squadra: il Marzotto Valdagno. Arrivò il quasi diciottenne Ferruccio Mazzola, grande nome per un ragazzo piccolino, un po’ gracile, ma con una gran tecnica calcistica. Mio padre mi portò a vedere anche gli allenamenti e siccome si chiamava come lui ne facemmo un piccolo mito per pochi mesi. Ora Ferruccetto Mazzola è morto, il sette Maggio ultimo scorso, all’età di sessantotto anni. E i giornali se ne sono occupati anche per ricordare, o lamentare, a seconda dei punti di vista, il suo impegno contro il doping.

Le sue foto giovanili mi fanno riaffiorare alcuni ricordi di quell’anno.

*

Allora la nostra squadra cittadina era in serie C, dopo il gran periodo di serie B nella seconda metà degli anni cinquanta. Ricordo ancora il gracchiare domenicale delle radio a transistors, quando le radiocronache di Carosio scandivano ripetutamente il nome di Anzolin, che abitava a pochi metri da casa mia. A quel tempo il nome Marzotto era ancora in auge, riviste internazionali scrivevano della Città Sociale e il Premio Marzotto per la pittura incoronava la plastica su tela di Alberto Burri mentre al Teatro Rivoli si tenevano affollatissimi concerti di musica contemporanea (seriale) della quale peraltro nessuno capiva niente, ma si parlava di evento “europeo”.

Nonostante questi fasti, si fa per dire, Mazzoletta (così veniva chiamato dai valdagnesi) scriverà trent’anni dopo nella sua biografia di ritrovarsi “… con una maglia biancoceleste a strisce, come i carcerati, … improvvisamente sperduto in un posto appena sentito nominare, dimenticato da dio e da tutti … in un paese di sole fabbriche dove alle cinque del pomeriggio, quando è inverno e fa buio, non mi rimane che andarmene a dormire”. In quell’inverno egli pranza e cena al bar Lido, “dove il solo passatempo sono le partite a carte”. E’ il campionato della stagione 1963/64 l’allenatore è il cinquantenne Carlo Alberto Quario il quale da giovane aveva giocato all’Inter e alla Pro Vercelli. Costui abita a Milano e i due spesso vanno a casa assieme con la sua auto. Mazzoletta all’inizio non si trova bene “in quei campi zeppi di fango” nel ruolo di centravanti e lo convince a schierarlo in ruolo più interno. Così egli si trova meglio, anche perché non è più esposto al rischio di farsi “massacrare da certi macellai travestiti da calciatori” e lo dimostra a Legnago, dove segna e fa vincere la squadra. Ma la svolta per lui arriva alla partita contro il Mestre, quando segna il rigore del 2-2 e poi porta la squadra alla vittoria segnando anche il gol del 3-2. Gli amici di mio padre non stanno fermi per la gioia, ma non sanno che proprio in quella partita c’è un osservatore del Venezia (allora non c’era ancora la squadra del Venezia-Mestre) che lo nota e si mette a brigare per portarselo in laguna. Ciò avverrà puntualmente il campionato successivo e da lì partirà la carriera di Ferruccio, il quale porterà in serie A la squadra che era stata anche di suo padre, il grande Valentino Mazzola morto a Superga nel 1949.

Quell’estate, alla faccia degli esperimenti “europei” del Premio Marzotto, si imporranno i Beatles nel Juke-box della piscina Lido. E gareggeranno con SEI DIVENTATA NERA dei Los Marcellos Ferial a suon di monete da venti lire, (oppure tre canzoni a cinquanta lire,) con All My Loving, Twist and Shout e soprattutto She Loves You.

Mentre quel titolo del disco per l’estate ’64, “sei diventata nera”, nera … NERA, suona oggi in modo appropriato e un po’ sinistro, anzi destro perché tra giugno e luglio di quell’anno l’Italia sfiorò il colpo di stato del famoso PIANO SOLO del generale Delorenzo. Un piano che Moro contribuì a sventare facendo cadere il governo e consolidando la linea del centro sinistra. L’Italia non diventò NERA in quell’occasione e anzi, il piano non fu per niente solo.

A Valdagno infatti il Premio Selezione, sotto la direzione di Paolo Marzotto venne assegnato al musicista Henk Badings per il suo Concerto per DUE pianoforti e Orchestra

Proprio così, YEH, YEH, YEH!

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