“Nella gestione degli affari di Stato una zona d’ombra è un evento sul quale si spengono i riflettori e si produce una versione di copertura.” (pg 338)
Ottima lettura, una delle più piacevoli dell’ultimo periodo: Zona d’Ombra, di Riccardo Bruni, edizioniAnordest 2013. Il libro certamente merita, ma io penso di avere un motivo in più per apprezzarlo con curiosità. Essendo infatti valdagnese sono stato attratto fin dalle prime pagine per capire cosa c’entrasse Valdagno con una storia di complotti politici ad alto livello ecc. E devo dire di essere stato piacevolmente sorpreso nel vedere come uno scrittore che promette bene, e che è certamente ben informato sui nostri fatti storici, abbia saputo cogliere un elemento di centralità della mia città nella storia oscura del dopoguerra.
Ma prima vediamo cosa racconta il plot.
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Si tratta di un bel romanzo fantastorico-politico. Siamo nel 2010. Lambardi, il potente sottosegretario, sta organizzando una ristrutturazione pesante del quadro politico italiano. Si tratta infatti di far fuori i cattolici dal governo (sic) perché vogliono troppi soldi. La loro voracità, che deriva dal sistema clientelar-sanitario che hanno messo in piedi nel corso di decenni, è diventata insostenibile con l’avanzare della crisi finanziaria e bisogna trovare il modo di sostituire i loro voti. Lambardi, che nella mia lettura può essere identificato con Gianni Letta, è convinto di avere trovato una strada: Zerman.
Costui è un nuovo leader, molto dinamico e persuasivo della destra autonomista del Triveneto, un movimento che cresce di gran carriera, puntando ad una euroregione autonoma e federata.
C’è un incontro clandestino tra i due i quali concordano un piano in cui le elezioni anticipate vedranno questo fronte triveneto scalzare i cattolici nel Nordest e appoggiare il governo centrodestra a Roma. Ma lasciamo perdere i dettagli, perché Zerman muore poche ore dopo in un incidente stradale. Ed è questo che conta.
La relativa indagine viene chiusa in pochi giorni con una fretta che insospettisce il giornalista Fabrizio Baraldi il quale dà luogo ad una inchiesta giornalistica il cui svolgimento costituisce la trama del libro. Questo Francesco Baraldi, il protagonista, è un personaggio simpatico cui non mancano le buone intenzioni e le normali sfighe della vita. Vuole diventare cronista di punta nella giudiziaria. Ha 38 anni e vorrebbe sfondare entro i quaranta. Egli vede la sua occasione proprio con la biografia di Luciano Zerman che gli viene commissionata. Costui, il Zerman, è un ex filonazista, leader della ultra destra separatista del Nord Est. Prima di morire nell’incidente è stato il fondatore e leader del Fronte Nazionalista del Triveneto. Una formazione politica basata sull’idea che la Venezia Tridentina, La Venezia Euganea e La Venezia Giulia siano una unica macro regione.
Ma lo scenario fantapolitico contemporaneo, pur essendo ben fatto e sorprendentemente allusivo, non è la parte migliore del libro. Essa infatti è data dalla parte fanta-storica.
Il 20 Aprile del 1945 (pg.17) Rudolf Bauman e il capitano SS Karl Hass hanno un compito da svolgere prima del crepuscolo degli Dei. Con l’autista VANARDI partono dall’appennino emiliano per Valdagno dopo aver sentito a Radio Londra il segnale: “ippodromo ci sono le corse domani” che per lui significa che gli anglo-americani, i nemici, entreranno domani a Bologna. Non bisogna perdere tempo, occorre impossessarsi del tesoretto valdagnese. Non si tratta di soldi, ma di informazioni, ovvero nientemeno che l’archivio dell’OVRA, la polizia segreta di Mussolini.
E qui c’è il primo punto qualificante, non si tratta affatto di fanta-storia, ma di storia poco nota. Durante la Repubblica di Salò la Direzione Generale della pubblica sicurezza era stanziata a Valdagno e qui erano confluiti Guido Leto, Riccardo Pastore, Ciro Verdiani e i loro collaboratori. E’ tutto scritto e documentato nella Storia dei Servizi Segreti scritta da Giuseppe de Lutiis, storico ufficiale più volte consulente delle commissioni d’inchiesta del Parlamento italiano.
Ma Bruni narra di una sparatoria che sarebbe avvenuta durante la notte per impossessarsi di particolari liste contenute in quell’archivio e poi bruciare ciò che restava. E ciò non mi risulta. Mi risulta invece che l’archivio, molto voluminoso con migliaia di faldoni, il quale probabilmente si trovava nei sotterranei del cinema Impero (oggi Rivoli), fu consegnato con tanto di ricevuta da Guido Leto alla disponibilità del CLN locale attraverso i partigiani di Valdagno, i quali nei giorni successivi informarono e misero la faccenda in mano a Ferruccio Parri del CLN di Milano.
In ogni caso nel racconto di Bruni i quattro uomini raggiungono Valdagno nella notte tra il 20 e il 21 Aprile 1945 ed entrano furtivamente nel palazzo che ospita il dipartimento di Pubblica Sicurezza della Repubblica di Salò. Quivi sottraggono un fascicolo contenente: “Tutti i nomi. Controspionaggio, Ovra, sezioni autonome. Comunisti.” Notare che la valigetta viene presa in custodia non dall’italiano della X°Mas, bensì dall’ufficiale tedesco che comanda il gruppo.
Quanto al resto dell’archivio il racconto dice: ”In un attimo il fuoco divora ogni cosa” (pg 34).
Più avanti, a pagina 88, la narrazione ci porta all’Aprile del 1947. Il 9 Aprile 1947 data nella quale, secondo la fiction di Bruni, “nasce davvero la Repubblica italiana” in una riunione a Monreale, in Sicilia. Il testo è chiaro ed efficace e dice in sintesi che: James J. Angelton (futuro direttore della CIA) e la X°Mas, (quella di Junio Valerio Borghese) iniziano uno sviluppo ad ampio raggio del loro accordo operativo all’ombra del Piano Marshall (programma ufficiale di aiuti all’Italia). Per far questo usarono come infrastruttura di intelligence, i dati e i nomi contenuti in quella valigetta.
Ciò al fine di proteggere i molti investimenti privati, diretti verso il nuovo business siculo-mediterraneo, compresi i piani per il futuro approvvigionamento di gas e petrolio. Ma in quel frangente del 1947 le cose non vanno bene perché i comunisti si stanno allargando troppo. I contadini vogliono le terre del latifondo e bisogna fermarli per tutelare l’economia di mercato senza la quale tali investimenti non renderanno. Si punta quindi su Salvatore Giuliano che ha il carisma e sa sparare con il suo esercitino separatista. E’ la strage di Portella della Ginestra, alla quale avrebbero partecipato (nella fiction, ma purtroppo anche nella realtà, nonostante manchi tutt’oggi la verità giuridica) militari americani, mafiosi, militari italiani ex Decima Mas e soprattutto gli indipendentisti di Giuliano ai quali venne poi scaricata ogni colpa per farli fuori dal gioco. Era caduta infatti l’ipotesi di fare della Sicilia uno stato membro degli USA.
Anche queste sono cose note e ormai acquisite. In proposito c’è una bellissima ricostruzione di Blu Notte, che conservo ancora.
Ora, il merito di questa fiction bruniana è quello di ipotizzare in tale periodo la nascita di una organizzazione che disegna la composizione dell’establishment occulto che manovra l’Italia; ed è la nostra storia dal dopoguerra ad oggi. Inoltre la fiction staglia il profilo di una organizzazione finanziata per tutti i decenni successivi con fondi che provenivano dall’estero e transitavano per lo IOR (banca del Vaticano), ma si interrompevano ogni volta che istituzioni o soggetti estranei si avvicinavano alle fonti di quei flussi enormi di denaro. … In pratica ciò che è successo per la P2, per Gladio e per altre cose che hanno avuto meno rilievo, nonostante fossero più importanti. Ecco quindi la zona d’ombra.
Quando qualche inchiesta si avvicina troppo alla verità viene costruita una versione di comodo che poi viene addossata a qualche pedina da sacrificare sui media. In realtà, quando la notizia diventa di pubblico dominio, è già stato spostato tutto da un’altra parte e si è già cominciato, sotto altre forme, a fare il lavoro di prima.
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Il romanzo è molto più di questo e a mano a mano che procede, andando avanti e indietro nel tempo con flash-backs che ricostruiscono la storia delle trame occulte nostrane, emerge una trama da thriller con inseguimenti, scontri a fuoco, rapimenti e storia d’amore. E ovviamente con finale cinico e avvincente.
Insomma chi ama il noir politico complottista, che spiega la verità in metafora narrativa e viaggia assieme al lettore per 350 pagine senza sconfinare nei mattoni anglosassoni da cinque-seicento pagine, se lo legga: Questo è un romanzo per lui.