La notizia
risollevò il mondo e le trivelle petrolifere ripresero il penetrante moto carsico dell’era globale. Non fu prospera l’alba del dittatore, sorpresa dalla violenza delle moltitudini, e il liquame
nerastro ricoprì, come il velo della morte, ogni giovane speranza di civiltà. L’emittente dell’Alba Dorata annunciò il rimbalzo del prezzo dell’oro e gli indici di borsa si rinvigorirono
alimentandosi delle dichiarazioni svenanti del segretario della MANTO, unite a quelle del presidente di turno dell’ OMUS le quali sopraggiunsero accavallate al time-break delle borse orientali.
Ottimo tempismo, osservarono i commentatori, indice delle nuove tendenze evolutive dello scenario globale. L’euforia colse soprattutto i sogni francesi, che tanto avevano trepidato, ma portò
anche il soffio del sollievo sui tavoli del numero quattordici di Fighting Street, nella City, ove da pochi giorni erano state ripulite le tracce
ematiche del ministro. A Langley invece il capo dell’apposito ufficio stampa sorrise cinicamente rileggendo la bozza di comunicato da suggerire allo staff della Casa Bianca e, apportata l’ultima
modifica, schiacciò il tasto “ENTER” accompagnandosi con un gesto scaramantico nella zona inguinale. Neanche quella mail, of course, sfuggì all’ IFCS (Intercepting Fighting Communication System,
detto semplicemente Cluster Brother tra gli addetti ai lavori) e venne letto con apprensione dai tecnici del mahafna center di Yafo Dysra 1015, Tel Aviv. Costoro, intuendone l’importanza,
attesero la conferenza stampa del presidente degli Stati Uniti Emisferici per confrontare i contenuti dello statement con quelli della bozza stessa. E questa vecchia, ma ancora molto efficace,
tecnica di analisi del contenuto permise loro di individuare le discrasie e dedurne, con estrema soddisfazione, le occulte motivazioni.
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Nelle ore tardo mattutine i principali network mandarono ripetutamente il video shock che conteneva le immagini con le tende beduine incendiate sotto un cielo notturno costellato di elicotteri. Si vedevano le truppe speciali berbere che maltrattavano le madri con i bambini in braccio mentre dal sovrastante elicottero venivano monitorate le loro dinamiche cerebrali e quando le frequenze raggiungevano la soglia rossa si vedeva partire il raggio di fusione. A questo punto non sempre c’era la telecamera sul campo che catturava le immagini del berbero morente, ma quando questo avveniva lo spettacolo era elettrizzante e veniva accompagnato dal ritornello hard rock della cantante globale Princess Pyaga fino alla interruzione pubblicitaria.
Alcuni commentatori dell’Emittente Araba dissero che si trattava degli stessi elicotteri (o comunque dello stesso modello) che avevano mandato in fusione ossea i dimostranti armati di Tottenham dieci giorni prima. Il loro temibile “Hook eye”, ovvero il dispositivo elettronico che permetteva di individuare le frequenze cerebrali dei sovversivi, era costantemente on-line col sito MANTOfacebook dove seguendo in tempo reale i sovversivi muoversi per le vie metropolitane il pubblico poteva votare via SMS quale colpire. Dopo ogni fusione un analizzatore integrale del DNA individuava l’identità del sovversivo carbonizzato e riproduceva uno scenario rendering di ciò che il soggetto avrebbe potuto fare se lasciato in vita: stupro, violenza di gruppo, sfondamento di vetrina con rapina, uccisione di poliziotto o semplice rapina che fosse. Le statistiche dimostravano che il pubblico (target mediano) sceglieva preferibilmente l’uccisione di poliziotto perché alzava la tensione di piazza, elettrizzando la trasmissione televisiva. L’escalation però aveva un limite perché quanto più aumentava l’audience tanto più frequenti erano le inserzioni pubblicitarie e la conseguente, parziale, demotivazione. Da qui la tendenza del feedback sanguinario proveniente dal pubblico a stabilizzarsi su un livello di poliziotti uccisi che era ritenuto “accettabile”, secondo la valutazione degli analisti di marketing pubblicitario. Un po’ più complesso invece il problema relativo all’atteggiamento della fascia di audience riconducibile agli adolescenti e alle persone molto anziane; qui infatti predominava la tendenza a risparmiare il sovversivo intenzionato allo stupro. Ciò era dovuto, secondo le analisi degli psicologi, al desiderio che lo stupro avvenisse in diretta. In quest’ultimo periodo, durante il quale le dirette sui riots erano aumentate di molto, l’interesse per gli stupri in diretta era in crescita e gli operatori non sapevano ancora come sfruttare il trend. La cosa inoltre non era del tutto gradita dagli esperti del ministero degli interni per via delle grane che ciò procurava nelle relazioni con le varie chiese, in particolare la cattolica e la metodista, ma anche qualche imam cominciava a tuonare nelle moschee. Sul lato opposto alcune associazioni di stampo laicista ad approccio edonistico avevano dato corso ad una campagna di petizioni web che richiedeva il diritto di download dei filmati in nome della trasparenza dell’informazione. Inoltre la trasmissione della BBC “war and riots at home” era la più seguita. Insomma si profilava all’orizzonte una fase di scontro politico sull’uso pubblico dei filmati “recording propeller”, ma per il momento le mayor pubblicitarie non erano ancora interessate ad un uso promozionale di tali scene.
La polemica durò sulle headlines per trentasei ore, ma dopo fu surclassata da un nuovo scandalo. Il ministro degli interni venne accusato di conflitto di interessi sui rotocalchi di opposizione. Il capo del suo staff era infatti risultato membro del Consiglio di Amministrazione della società di capitali FSB security network.
I termini del problema erano in sintesi questi: durante il secondo giorno di tumulti l’informazione televisiva delle cinque pomeridiane lanciò la notizia relativa ad una presunta informativa del ministero degli interni nella quale si dichiarava esistente il pericolo di attentato dinamitardo islamico nella metropolitana. La notizia puzzava di balla strumentale perché era evidente a tutti che durante i riots la via di scampo regina degli insurgers era la METRO che li proteggeva dal monitoraggio via elicottero. Per questo le agenzie che avevano fornito il sistema di telecamere security della metropolitana londinese sentendosi danneggiate insorsero immediatamente e la notizia venne denunciata come un bluff repressivo già nei successivi telegiornali delle sette di sera. Il risultato fu che nei notiziari della notte il ministero degli interni smentì l’allarme metro. Libertà d’azione, agenzia di rappresentanza degli interessi del consorzio FSB, (Freedom Security Business) una sorta di Confindustria delle imprese di sicurezza inglesi, ringraziò il ministro nell’edizione notturna e rese pubblici i risultati di uno studio sull’efficienza delle telecamere metro. Il titolo FSB ebbe un’impennata di borsa nel giorno successivo e da qui lo scandalo, alimentato probabilmente dai rumors diffusi dalle agenzie concorrenti.
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In questo clima avvenne l’assalto al civico quattordici di Fighting Street, nella City. I fatti vennero ricostruiti fedelmente nelle settimane seguenti grazie all’inchiesta svolta per conto della Società generale di Assicurazioni contro i danni da crisi di governo. Che vennero così ricostruiti: nel momento di più alta intensità del big riot, che avvenne lo ricordiamo, nel terzo giorno dei disordini verso le sei pomeridiane, un manipolo di insurgers incappucciati si staccò dal gruppone che stava sfondando le vetrine d’ingresso dell’ipermercato PHAMMY il quale a sua volta si trova, come è noto, subito di fronte all’uscita della metro, e si diresse con estrema rapidità nella residenza del ministro. Il personale di sorveglianza della residenza ministeriale si trovava in quel frangente in fase di stand by perché, stando a quanto emerso dall’inchiesta, in caso di riot il comando operativo passa automaticamente al comitato Urban security, cioè l’autorità cittadina, la quale risponde a sua volta direttamente al ministero dell’interno che controlla i corpi speciali in elicottero. Si era pertanto entrati in quello che gli esperti definiscono un caratteristico shifting-loop, ovvero quel paradosso operativo per il quale, in questo caso, lo staff del ministro degli interni non poteva più comandare direttamente i propri subordinati addetti alla sicurezza della propria abitazione e famiglia, ma per farlo doveva passare attraverso, appunto, l’Urban security. Il risultato fu che, col personale immobile, in dodici secondi vennero esplose quattro bombe accecanti e in meno di un minuto gli insurgers avevano raggiunto i locali upsters e stringevano il collo delle due figlie del ministro, mentre un altro filmava col telefonino la moglie discinta che usciva dal bagno con la sigaretta in bocca, del tutto ignara di quanto stava accadendo. Già alle diciannove, col filmato disponibile su You Tube, si dava notizia delle dimissioni del ministro, ma il peggio venne alle undici, quando, nel compianto generale, le agenzie dovettero lanciare la notizia del suo suicidio.
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Qualche decina di minuti prima era scattata per la prima volta nella storia la procedura UGCHAT.CC, (urgent global challenge threat conference call) che era stata riservatamente messa a punto nell’ultimo G20 per fronteggiare un eventuale minaccia extraterrestre – con il dissenso del Brasile – e che prevedeva la video conferenza di consultazione immediata dei capi di stato in caso di grave crisi globale. Sui tablet dei vari capi di stato, che si sintonizzarono quasi tutti in pochi minuti pur trovandosi nelle situazioni più disparate, apparve subito il volto provato del primo ministro britannico. Costui notoriamente non aveva le palle di un Tony Blair e men che meno quelle di Margaret Thatcher, ma pur mostrandosi debole e provato ebbe la forza di accusare la lega antidemocratica del Libero Nordafrica di organizzare gli immigrati e finanziare i riots al fine di destabilizzare il governo britannico e rinegoziare i piani di fornitura del gas ai paesi del fianco SUD: Grecia, Spagna e Italia. I capi di stato convenirono che, qualora fosse stata debitamente provata, tale accusa avrebbe meritato un immediato intervento regolatore e a tale scopo – con il dissenso del Brasile – venne decisa la convocazione urgente del consiglio di sicurezza OMUS al fine di formalizzare un mandato per la democratizzazione urgente del governo della Berberia Libera. I leaders di Grecia, Spagna e Italia raccomandarono cautela lamentando i pericoli di ritorsione immigratoria, ma si limitarono ad auspicare una soluzione rapida della crisi.
Non fu prospera l’alba del dittatore, oscurata dagli sciami di elicotteri, e la notizia risollevò il mondo. Il presidente degli Stati Uniti Emisferici intervenne verso la tarda mattinata con un discorso che commosse tutti passando alla storia come lo “statement dei quattro dollari l’oncia”. La Cina annunciò una nuova politica di interesse verso il debito sovrano dell’area euro e Israele, soddisfatta per l’agognato smobilizzo delle riserve auree stipate sotto il massiccio dell’Atlante, annunciò la ripresa delle trattative di pace con l’Autorità palestinese.
Il penetrante moto delle trivelle riprese, e il suo carsico pulsare indicò al mondo il nuovo ritmo dell’era globale.